Dopo aver conquistato al G20 di Roma, la First Lady americana Jill Biden e la Première Dame Brigitte Macron, il ristorante in via di Ripetta ispirato per volontà dei titolari Davide Solari e Lorenzo Renzi alla famosa pellicola interpretata da Alberto Sordi, proporrà un menu ad hoc che sarà possibile assaggiare dal 22 novembre e fino al 22 dicembre, giorno in cui nel 1981 usciva il film. Insieme all’iconico piatto “di scena”, eccellenza della tradizione romana, saranno proposti trippa alla romana e cocktail creati ad hoc dal bar manager Fabrizio Valeriani: il primo è un inno all’opulenza della Roma papalina, l’altro alla genuinità della parte più popolana, proprio come le anime de “Il Marchese del Grillo”.
Per i 40 anni de “Il Marchese del Grillo”, film diretto da Mario Monicelli e interpretato da Alberto Sordi (uscito il 22 dicembre 1981) il ristorante “Il Marchese”, dei patron Davide Solari e Lorenzo Renzi, fa rivivere le atmosfere della famosa pellicola e propone per un mese, a partire dal 22 novembre, gli iconici Rigatoni con la pajata, piatto simbolo reso memorabile nella scena in osteria con Onofrio e Olimpia. “Noi romani siamo tutti affezionati alla figura di Alberto Sordi e proprio in questo locale che è ispirato all’intramontabile film di cui ricorre il quarantennale, vogliamo ricordarlo attraverso dei piatti della tradizione che omaggiano le scene più memorabili della pellicola”, spiegano Davide e Lorenzo che, in occasione del recente G20 di Roma, hanno avuto il piacere e l’onore di essere visitati da due clienti speciali come la First Lady americana Jill Biden e la Première Dame francese Brigitte Macron. Le due signore hanno preso un the accompagnato da dessert home made per poi concludere il momento conviviale con due calici di Sauvignon italiano e si sono dette felici della bella accoglienza, complimentandosi con i patron e tutto lo staff per la grande qualità delle proposte. La notizia della visita, trapelata velocemente e documentata da telecamere e flash, ha rimbalzato in tutto il globo rilanciata da prestigiose testate internazionali come il The New York Times e l’Associated Press.
Questo episodio ha reso ancor più determinati i patron a omaggiare le forti radici romane del locale che la cucina di Daniele Roppo esalta, alleggerendole secondo il gusto contemporaneo. Chiamato a interpretare la ricetta dei Rigatoni con la pajata, Daniele Roppo, ha scelto di proporre la versione classica del piatto, così come lo faceva sua nonna Altea. Pochi ingredienti, pepe, pajata e salsa di pomodoro per creare un sugo con cui condire il rigatone. Spiega Roppo: “È un onore celebrare “Albertone”, sono cresciuto col suo mito. Ho anche chiamato i miei gatti Onofrio e Gasperino, proprio in omaggio al suo film, che amo da sempre. Non appena capita l’occasione giusta, tra l’altro, me ne esco con una delle battute di scena. È un piacere ricordarle e condividerle”.
Ma non finisce qui. Con l’occasione, infatti, verranno proposti anche altri piatti in omaggio alla pellicola: per l’aperitivo si è optato per un Crostino con pecorino dei Castelli (luogo in cui nel film si trovava la tenuta del Marchese) e prosciutto di Bassiano mentre come secondo si è optato per lo Spiedino di Pajata scottata per concludere il pasto con la Tartelletta monoporzione che ricorda la Crostata ricotta e visciole, tipica della tradizione romana e risalente al Settecento.
Dal bancone del locale che è anche il primo Amaro bar d’Europa, arrivano inoltre due drink ideati ad hoc dal Bar Manager Fabrizio Valeriani. Il primo è ispirato alla figura di Onofrio e si tratta del Marchese bianco, un twist su un daiquiri con Chartreuse verde e fake lime di colore trasparente. L’altro, che omaggia l’altra anima, ha un nome che fuga ogni dubbio: Il carbonaro nero, un twist su negroni di colore nero con bitter al cioccolato amaro.
Per i buongustai e “wine lovers”, non mancherà invece il Cesanese, il genuino vinello “dalle vigne del Mascherone”, luogo di fantasia citato nella pellicola durante il dialogo tra Gasperino e l’amministratore dei beni del Marchese del Grillo.
L’iniziativa è stata pensata perché il ristorante Il Marchese celebra da sempre il film: varcare la soglia del locale, vuol dire immergersi innanzitutto nei fasti e nell’opulenza della Roma papalina dei primi anni dell’800. Tra preziosi stucchi e sofisticati arredi, i décor strizzano l’occhio agli ambienti del “Marchese Onofrio del Grillo”, caustico aristocratico di una città che vive nel lusso pur non disdegnando bettole e osterie, nonché guardia nobile di Papa Pio VII quando arrivano in città i francesi di Napoleone. Ma il ristorante, in un’altra parte, rispecchia anche le locande della Roma popolana, rappresentate dai tavoli di legno fatti a mano dal falegname e dalle sedie impagliate, a ricordare i set del film che ruotano intorno alla figura del Carbonaro.
L’omaggio de “Il Marchese” continua con una preziosa immagine che appartiene a Roppo e che per tutta la durata dell’iniziativa porterà al locale: uno scatto in bianco e nero degli anni ‘60, in cui si vedono il nonno materno, Silvio Battistini (che lavorava nel cinema) e Alberto Sordi, che, insieme, hanno fatto due film. La foto è appesa nella sua camera e immortala proprio una scena di una delle due pellicole, con nonno Silvio, all’epoca una comparsa, che cammina sotto l’ombrello e tanta pioggia, accanto all’Albertone nazionale.
Racconta Roppo: “La mia vita è sempre stata legata a questo grande attore. Ricordo la prima volta che lo incontrai, avevo 7 anni. Sordi andava dal mio stesso barbiere, sotto casa nostra, da “Gioacchino” in via Trevis, ed ero in fila per farmi tagliare i capelli. A un certo punto apparve lui, Alberto Sordi, e mi iniziò subito a prendere in giro, spiegandomi che andava di fretta, perché lo aspettavano a Cinecittà per girare. Mi diede pure una cinquina sull’orecchio, per farmi una specie di carezza. Gioacchino mi disse: “Facciamo passa’ avanti Albertone”. Poi, quando se ne andò, mi ringraziò”, ricorda il cuoco che, una volta negli anni successivi, in una casa presa in affitto trovò in cucina proprio una foto de “Il Marchese del Grillo”, che avevano lasciato appesa i proprietari. Nel frattempo, sono arrivati a fargli compagnia in casa due gatti, anch’essi legati al film. I loro nomi sono inequivocabili: Onofrio, elegante col pelo grigio perla e Gasperino, tutto nero, come il Carbonaro. “Una furia che fa danni, ma è più ingenuo che altro”, sorride Roppo.