Ariccia, gran finale per le giornate di Trilussa a Palazzo Chigi

Ariccia, gran finale per le giornate di Trilussa a Palazzo Chigi

Giovedì 21 luglio alle ore 21,30 presso la Sala Maestra di Palazzo Chigi ad Ariccia in scena Trilussa e Pier Paolo Pasolini, ultimo appuntamento con Le giornate di Trilussa, rassegna incentrata su poesia, letteratura, teatro, musica ovvero un’immersione a tutto tondo nel mondo di Carlo Alberto Camillo Salustri in arte Trilussa, poeta tanto amato dal popolo dei Castelli Romani.

La rassegna è ideata e curata dalll’associazione La Terzina, coordinata dalla event planner Martina Nasini, ha preso forma grazie al partenariato con il Comune di Ariccia e ha ottenuto i patrocini del Ministero della Cultura, della Regione Lazio, dell’assessorato alla Cultura di Roma Capitale, del Comitato Pasolini100, del CLICI (Centro di Lingua e Cultura Italiana Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”) dell’Adi (Associazione degli Italianisti) ed è inserito nel programma estivo Ariccia da Amare 2022. 

CAPUTO: TRILUSSA HA USATO IL ROMANESCO COME UN ITALIANO DE ROMA PARLATO DA TUTTI I CETI SOCIALI - La porzione letteraria della ricca serata vedrà un parterre di relatori d’eccellenza formato dal professor L. Rino Caputo, già ordinario di Letteratura Italiana nella Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Roma “Tor Vergata” e direttore della rivista internazionale Dante.

Il rapporto tra Trilussa e Pasolini non è certamente diretto. Forse Pier Paolo Pasolini poteva conoscere Trilussa in quanto autore della letteratura italiana e in particolare autore dialettale. Il vero rapporto, però, è quello che Pasolini instaura con la personalità artistica di Trilussa, soprattutto dal punto di vista linguistico. Come sappiamo, la lingua di Trilussa è una lingua romanesca moderna. Non legato necessariamente alla pur nobile tradizione di Giuseppe Gioacchino Belli o Pascarella. Una delle cause della notorietà nazionale e internazionale di Trilussa è proprio la sua capacità di usare il romanesco come un italiano de Roma, parlato da tutti i ceti che abitano la Capitale d’Italia, rispetto alla Roma preunitaria, legata al Papa Re quando si usava un dialetto più conservativo. Il dialetto di Trilussa, invece, risulta moderno. Pasolini valorizza proprio questo aspetto di Trilussa. Come sappiamo, infatti, il suo romanesco è una conquista di studio, di appropriazione culturale ed è il motivo per cui le borgate diventano per Pasolini il luogo della ricerca della purezza, pure con tutte le loro contraddizioni, ma anche il luogo di studio sulla lingua spesso ibridata dalle provenienze, per lo più di campagna e del sud Italia, delle famiglie di questi borgatari. La scelta di Trilussa è quella di concepire un’opera in dialetto che però deve tener conto del fatto che Trilussa è un letterato italiano, dentro la tradizione nazionale. Pasolini compie la stessa operazione”.

ONORATI: PASOLINI ERA CURIOSISSIMO DEI DIALETTI DEI CASTELLI - Atteso anche l’intervento del cittadino onorario prof. Aldo Onorati, scrittore, poeta e raffinato dantista che da giovane professore ebbe modo di frequentare e incontrare più volte Pasolini.

"Talvolta i dialoghi tra Pier Paolo e me vertevano sui dialetti, in specie il romanesco” anticipa Onorati.  

“Pier Paolo era curiosissimo di sentirne anche qualcuno dei Castelli. Egli era un filologo. Lo dimostrano i suoi Ragazzi di vita, nonché le sue poesie dialettali e l'antologia scritta con Dell'Arco. Il suo giudizio su Trilussa credo sia il più profondo e azzeccato. Esso è noto – conclude Onorati - ma quel che non penso sia stato scritto da Pasolini, è quanto mi disse un giorno sulla poetica trilussiana rispetto al Belli. Sarà questo il punto centrale del mio intervento ad Ariccia, a Palazzo Chigi."

NARDI: PASOLINI, TRILUSSA E IL DIALETTO USATO PER INDAGARE LA REALTA’ - Protagoniste della serata saranno anche Secondina Marafini, studiosa e editrice di Trilussa e la professoressa Florinda Nardi, direttrice del Clici (Centro di Lingua e Cultura Italiana dell’Università di Roma “Tor Vergata”) che anticipa come “In occasione del centenario pasoliniano chiudiamo il quarto giorno degli incontri su Trilussa accostando il poeta romano a un altro grande sperimentatore del dialetto romanesco e testimone di un altro Novecento. Pasolini come Trilussa ha usato il dialetto come strumento per indagare la realtà, arrivare alla profondità, all’essenza dell’umanità che rappresenta. In tempi e con modi e stili complimenti diversi si può dire che entrambi più che la realtà abbiano trovato nel dialetto la via per la verità!”

ALBERTI: PASOLINI E TRILUSSA, DIVERSISSIMI TRA LORO, UNITI NEL LORO PARLARE AGLI ULTIMI - Il Maestro Mario Alberti, presidente dell’associazione La Terzina, offrirà le note della propria voce e della propria chitarra, assieme alla voce recitante di Daniela Sistopaolo per quella che il Maestro Alberti definisce “un’accoppiata micidiale: Trilussa e Pasolini che non hanno quasi niente in comune ma la straordinarietà della serata sarà proprio questa. Ci saranno molte belle sorprese. Ragioneremo in musica attraverso i due diversissimi concetti di Roma e della romanità dei due autori, sottolineando anche a dovere l’unico fondamentale elemento comune ovvero che entrambi si rivolgono alla Roma degli ultimi, del non potere. Trilussa attraverso il popolo e Pasolini attraverso le borgate”. 

IL COMUNE DI ARICCIA: GRAN FINALE CHE RINNOVA CON PASOLINI E TRILUSSA LEGAMI E DISTANZE TRA ROMA E I CASTELLI ROMANI. PALAZZO CHIGI SEDE E TESTIMONE IMMORTALE - “Si tratta davvero di un gran finale. Il modo migliore e definitivo per legare in maniera alta, con il respiro culturale profondo e evocativo della poesia, le sorti e le storie nei secoli di Roma e dei Castelli Romani dichiarano in conclusione il sindaco Gianluca Staccoli e la consigliera Anita Luciano, delegata alle associazioni, al marchio IGP e ai bandi europei che parteciperanno in rappresentanza dell’Amministrazione comunale.

“E’ infatti indubitabile che tanto Trilussa nella sua epoca, quanto Pasolini al centro del Novecento, grazie a un pendolarismo fatto di curiosità, sentimenti, ricerca e, nel caso di Trilussa anche origini famigliari, hanno realizzato e tradotto in letteratura i venti chilometri che separano e al tempo stesso uniscono i sette colli capitolini e i nostri amati Colli Albani”.

“Una strada lastricata, fin nella più stringente attualità, anche di problematiche serie, quella tra Roma e i Castelli” concludono Staccoli e Luciano “Come pure di certezze, indelebili testimoni di storie e figure dal blasone principesco. Il chiaro e voluto riferimento è alla sede illustrissima di Palazzo Chigi che ha ospitato il mese di eventi dedicati a Trilussa. Un riferimento fisico, saldo, di bellezza, Storia e storie che continuano a tratteggiare il percorso nel tempo della meravigliosa complessità di Roma e dei nostri campanili, innalzati e innervati, come le nostre belle comunità, nelle campagne che a Roma, immediatamente a sud, fanno da ideale collier”.

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